A chiedere la riforma è il Piano nazionale di ripresa e resilienza e il governo, con il via libera definitivo in Parlamento al disegno di legge delega a marzo scorso, ci aveva “messo la faccia”
Riedizione rivisitata della cosiddetta “pace contributiva” per riscattare nel biennio 2024-2025 fino a 5 anni di “buchi” nei versamenti dei lavoratori “contributivi” per il periodo compreso tra il 1° gennaio 1996 e la fine del 2023. Possibilità di versamento in 120 rate senza interessi, di importo non inferiore a 30 euro mensili
Martedì 31 ottobre scade la prima o unica rata per tre milioni di contribuenti ma saranno tollerati i versamenti fino al 6 novembre. Chi non paga sarà escluso
Per le lavoratrici confermati i “sconti-figli”. Arrivano le penalizzazioni sulla “fetta retributiva” per le uscite anticipate con almeno 63 anni e 42 di versamenti. Con l’Ape sociale “rivista” il requisito anagrafico sale a 63 anni e 5 mesi. Restrizioni sui canali di pensionamento anticipato con finestre dilatate a ritorno nel 2025 all’adeguamento automatico alla speranza di vita. Tagli alla rivalutazione degli assegni superiori a 10 volte il minimo
Decontribuzione per lavoratrici con figli. Esclusione titoli di Stato dal calcolo Isee.Incremento della misure di supporto per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido. Sono alcune delle misure contenute nel capitolo “Famiglia, pari opportunità e politiche di intervento in materia sociale” all’interno della bozza della manovra